Il borgo medievale di Latera di Barberino del Mugello in alcune carte d’archivio

Un piccolo gruppo di case, a circa 300 metri s.l.m., forma il borgo di Latera nel comune di Barberino del Mugello. Altri edifici costeggiano solitari, o quasi, la via detta sempre “di Latera”. Si affacciano sul suggestivo paesaggio del lago del Bilancino, che fu realizzato negli anni ‘90 del novecento per regolare il corso della Sieve ...
Le case fecero parte, come molte altre in Toscana, di una organizzazione di presidio in un territorio di influenza fiorentina. Ebbero un riferimento però anche nel vicino convento francescano di Bosco ai Frati o di Lucigliano dove, pare, passò il Poverello e certamente dimorò San Bonaventura da Bagnoregio (1273).
Tanto fu il peso di questi religiosi nella zona che gli abitanti di Latera dimostrarono per loro un particolare affetto cristiano e ne aiutarono l’esistenza con delle liberalità che si trovano nelle carte di archivio.
È il caso del testamento di Albizo del fu Albizo da Latera, il quale, nel dicembre 1299 per prima cosa volle disporre dei lasciti a favore dei frati Minori di Lucigliano (lire 5 di fiorini piccoli) e poi delle chiese della zona: Santa Maria di Latera (legò lire 8 per un calice), Santa Maria di Vigesimo (dei vallombrosani, soldi 20), San Giovanni in “Petrorio” (pieve, oggi Petroio, soldi 5), San Niccolò di Latera (soldi 10), Santa Maria di Cassi (oggi case Cassi, soldi 5) e infine per la società (confraternita) della Beata Vergine di Latera (soldi 10) e per i Poveri sempre di Latera (lire 10).
Albizo però doveva avere interessi anche a Firenze se ricordò, tra le istituzioni pie cittadine da beneficare post mortem, la società della Beata Vergine di Orsanmichele (soldi 10), l’ospedale di San Gallo – con un materasso, un “pulvinar” (letto), un copertoio e un paio di lenzuoli –, l’opera della Chiesa di Santa Reparata (soldi 5) e anche l’opera delle mura della città (soldi 5), alle quali i fiorentini tenevano molto, se si confrontano legati simili nei testamenti di allora.
Non mancano nella carta parenti e conoscenti. Albizo ricordò Brachio e Pietro figli del fu Pucio Aldobrandini da Latera (lire 3) e la moglie Azzolina la quale, dopo la morte di lui, per riavere indietro la dote, si sarebbe dovuta rifare sui suoi beni fino al totale 250 lire. La donna avrebbe avuto anche tutta la camera sua, cioè i panni di lino e di lana, il letto “fornito” e le tovaglie, sia grandi che piccole, oltre a una “vegentem” (botticella), un’arca (cassa di legno), una madia e la cortina del letto.
L’uomo istituì infine come suo erede il nipote Nardo da Latera figlio del fu Arriguccio suo fratello. Tuttavia, essendo (forse) quest’ultimo impossibilitato a gestire i beni per motivi non citati, nominò dei fidecommessari che furono la moglie Azzolina e il frate Minore Filippo dal Mugello, con la condizione che se il religioso fosse stato promosso oppure non fosse rimasto nella Custodia fiorentina, al suo posto sarebbe subentrato il guardiano pro tempore del convento di Lucigliano.
Questo testamento fu scritto a Santa Croce di Firenze dal notaio Obizo da Pontremoli. Erano presenti un buon numero di frati testimoni: Leonardo dal Casentino, Filippo da Filicaria, Alberto da Cassia, Pietro da “Cabuderacio” (sic), Tommaso da “Revezzano”, Bencivenni fiorentino e Iacobo da Massa di San Pietro (Massa Trabaria, Marche).

Aspetti interessanti di Latera medievale e dei dintorni sono ricordati anche in una compravendita-concessione del 1331.
Quest’anno Baldo del fu Baddino da Barberino priore della canonica di Sant’Andrea di Vigesimo o Sant’Andrea di Camaggiano (siamo sempre nel comune), procuratore dei minori Guineldo, Cante, Giovanni e Francesco figli del fu Spagnolo di Baddino (i suoi nipoti), vendette a Iacopo del fu Giugno dei Giugni del popolo di San Martino al Vescovo di Firenze – che comprava a nome di Cecca sua madre, vedova di Giugno – un podere a Finocchieto nel comune di Latera nel popolo di Santa Maria di Cassi (oggi casa Finocchietto).
Il podere era formato da diversi pezzi di terra dei quali uno era nelle Massete presso i beni di Santa Maria di Cassi, un altro al Prato e un altro ancora in Costa Bonina. Prezzo pattuito 200 fiorini d’oro.
“Item certum est” – prosegue l’atto segnando un secondo rogito – che anche Guidaccio del fu Giovanni dei Giugni vendette a Iacopo – e alla madre Cecca – i suoi immobili di Finocchieto vicini al podere di cui sopra: una torre, l’orto, la vigna, la casa e la capanna. La casa era detta “sive palatio” (ovvero un palazzo), uno degli appezzamenti si trovava “extra chastrum de Finocchieto”, un altro a “Pago” e un altro ancora a “Valenci”. Il prezzo era di 300 fiorini d’oro.
Avuti gli immobili, “hodie” – scrive il notaio, che a questo punto dice di chiamarsi Barberino – donna Cecca ne concesse i frutti e i redditi a Niccolò del fu Baddino del popolo di San Silvestro di Barberino del Mugello e a Francesco del fu Manetto detto Faina del popolo di San Romolo a Bivigliano, forse suoi parenti. Di più non è detto. Nella parte finale, mutila, si ricorda che la pergamena fu scritta in un luogo speciale di Latera, il Mercatale, presso la casa di un certo Niccolò di Cenni, presenti Pagnino di Boccaccio, Lapo di Braccio e Chele di Cenni da Latera.

Paola Ircani Menichini, 28 settembre 2023.
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